Il pensiero di Giovanna Gioja su "Cammelli a Barbiana"

Luigi D’Elia è Don Milani

Visto il 13/10/2017 | Auditorium San Gaspare del Bufalo, Putignano (BA)

“Barbiana non è un paese, non è nemmeno un villaggio. Barbiana è una chiesa con la canonica. Le case, una ventina in tutto, sono sparse nel bosco e nei campi circostanti, isolate tra loro.” Qui Don Lorenzo Milani fu mandato, in esilio ecclesiastico, nel 1954 per arginare il suo apostolato senza filtri e senza compromessi.

Luigi D’Elia, attraverso il linguaggio nudo del monologo teatrale, ci racconta quella straordinaria esperienza pedagogica e umana. È la storia di Don Lorenzo, prima ragazzo ricco e agiato, poi prete e maestro che trasformò il suo esilio in una vicenda rivoluzionaria, intessuta di amore e tenerezza per quei contadini dimenticati, e di rottura degli schemi educativi e borghesi che premiavano i privilegiati e lasciavano indietro tutti gli altri.

Lo spettacolo di D’Elia non ha scenografia, ma solo la potenza delle parole, che hanno condotto gli spettatori in quella scuola nei boschi, dove non c’era un primo della classe e non esistevano somari e bocciati. Non è un racconto facile e accomodante come non lo fu Don Milani: c’è la durezza di una realtà disuguale che non si preoccupa di chi rimane ai margini, disarmato, ma c’è anche la possibilità di cambiare le cose, con testardaggine, tenacia e fede.

Ci è sembrato di vederli quei ragazzi, rapiti dalla caparbietà di quel prete che non si preoccupava di completare programmi scolastici, ma di dare a tutti, nessuno escluso, una possibilità. Il monologo di Luigi D’Elia è riuscito a replicare il miracolo di Barbiana e il pubblico ne è stato rapito, come lo furono quegli studenti scomodi nella scuola senza banchi.