Il pensiero di Maria Vittoria Braschi su "Queen Lear"

In viaggio verso se stessi

Visto il 22/01/2019 | Teatro Fabbricone, Prato

Articolo redatto all’interno del progetto Un Gioco da Ragazzi / Teatro Metastasio

Si sono perse, le protagoniste degli spettacoli Sicilia di Clyde Chabot e Queen LeaR delle Nina’s Drag Queens: entrambe hanno bisogno di una conferma della propria identità, di quale sia la verità che vanno cercando, la prima nella sua terra d’origine, la seconda accertandosi dell’amore di chi le sta intorno. Compiono entrambe un viaggio che le porterà all’acquisto di una maggiore consapevolezza di sé e alla conquista della verità e della giustizia. Clyde si reca nel luogo che ritiene essere ‘casa’. Le ci vuole tempo, ma guadagna coraggio e scopre chi è davvero. Lea, invece, è proprio da casa che viene allontanata e, privata delle bambole e dei suoi passatempi, ha paura, perde la ragione, al punto da intraprendere un viaggio – seppur figurato – grazie al quale comprendere chi tra le figlie le abbia mentito e chi no. Entrambe le donne sono italiane, immigrate, vivono lontane dal paese di origine, come Edmund, un altro personaggio di Queen LeaR, che, italiano in Inghilterra, viene discriminato. Lui, come Chabot, fa della propria condizione un punto di forza per riuscire a trarne il meglio, così che anche il suo diventa un cammino verso la propria identità. Questa diviene uno dei temi principali di entrambi gli spettacoli, in uno sfrangiarsi della finzione nella realtà incarnata dagli attori. Clyde Chabot interpreta se stessa, le Nina’s moltiplicano i piani identitari: sono uomini, sono drag queen, sono i personaggi in scena. È così che ognuno degli spettatori può riconoscersi nell’incertezza dell’essere: non sappiamo veramente chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo, non lo sa Clyde, non lo sa Lea e nemmeno lo sa Edmund.
Sicilia di Clyde Chabot