Il pensiero di Giovanna Gioja su "Digiunando davanti al mare"

Giuseppe Semeraro racconta la storia di Danilo Dolci

Visto il 23/09/2017 | Auditorium San Gaspare del Bufalo, Putignano (BA)

Digiunando davanti al mare ha inaugurato la rassegna teatrale 2017/2018, promossa da UBUNTU – Autoproduzioni Culturali, che si intitola “EDUCANDO” e ha un obiettivo ambizioso: condurre gli spettatori fuori dai luoghi comuni, nella convinzione che ai grandi “urlatori” si debbano contrapporre grandi “educatori”, modelli concreti di vita vissuta.
Lo spettacolo è nato dall’incontro tra Giuseppe Semeraro e i luoghi immateriali e potenti delle poesie e degli scritti di Danilo Dolci. Quello di Semeraro è un monologo dai tanti dialoghi, che attraversa le persone che incontrò il sociologo triestino, le sue azioni cre-attive, la terra siciliana dove scelse di vivere e operare, perché lì c’era bisogno di riscatto.
Ci sono uomini e donne che con il loro passaggio sulla terra cambiano la prospettiva e il destino di altri esseri umani con rivoluzioni silenziose e senza armi, spesso considerate visionare e per lo più incomprese dai contemporanei. Danilo Dolci è una di queste figure non collocabili. Chi era? Un poeta? Un intellettuale? Un educatore? Un sognatore attivo? Possiamo esercitarci a lungo con i sostantivi e gli aggettivi a nostra disposizione, ma ogni fonema è uno spazio ristretto che sacrifica la molteplicità in nome di una semplificazione che soddisfa i più pragmatici, ma non rende un servizio alla verità e soprattutto non riesce a descrivere, se non molto parzialmente, la vita di Danilo Dolci. Ci sono storie che possono essere conosciute solo attraverso le emozioni trasmesse da un attore sensibile, un palco e un racconto ad alta voce.
Giuseppe Semeraro ci ha portati lì, a Trappeto e Partinico, terre dimenticate dalle istituzioni, abitate da povera gente che lo Stato chiamava “banditi” e ai quali erano negate istruzione, lavoro e dignità; terre dove “è arrivato un uomo che con le sue mani si è messo a fare quanto gli altri hanno dimenticato: lavorare la terra, costruire asili e fognature, erigere dighe, opporsi alla mafia, affermare i diritti”, afferma Francesco Niccolini.
La forza dello spettacolo è tutta racchiusa nella potenza del racconto che ha emozionato e coinvolto gli spettatori fino a sciogliersi in un lunghissimo applauso: un tributo all’attore, alla sua bravura e soprattutto alla figura di Danilo Dolci.


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