Il pensiero di Andrea Roselletti su "Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni"

Ce ne andiamo. Non c’è fretta, restate

Visto il 09/03/2016 | Auditorium Le Fornaci, Terranuova Bracciolini (AR)

Un bello spettacolo. Poi, però, mi viene in mente che non ho capito l’analisi, se c’era, e anche che lo spettacolo non mi ha spostato il baricentro, non ha intaccato le mie certezze ataviche, le mie convinzioni socio-politiche, non mi ha spinto a una riflessione, non mi ha preso a pugni in faccia e allo stomaco, perché tra il proporre questo testo e il renderlo in modo empatico/simpatico/antipatico c’è un abisso. Il palco mi è parso – nonostante il rivolgersi spesso al pubblico, che rispondeva con risatine – un acquario: noi di qua, salvi dagli spruzzi dell’empatia, loro di là, dietro un’invisibile quarta parete molto presente.

Gli attori sono bravissimi, in un senso particolare che proverò a spiegare. Sono presenti, recitano in maniera impeccabile, si muovono a loro agio attraverso un testo che conoscono perfettamente e sanno rendere benissimo secondo i canoni della scuola di recitazione che vede tutto molto piccolo, riservato, autocommiserante, nella povertà di carica emotiva, come se avessero paura che esprimersi troppo sfoci in qualcosa di disordinato. Avrei preferito vedere una smorfia di disgusto, di paura, piuttosto che il solito labbro arricciato di un finto distacco, che vorrebbe essere cinico ma non ci riesce.

Nonostante ciò, andrei volentieri a rivedere lo spettacolo, perché ha qualcosa che ti prende, non del tutto ma ti prende. Cos’è non lo so, ma serve saperlo? Forse è una magia anche questo: riconoscere i limiti, ma sentirsi ugualmente attratti.