Il pensiero di AMAT su "AGE"

Da age di Collettivo Cinetico a Scuola di Platea

Visto il 28/01/2015 | Teatro dell’Aquila, Fermo

Uno spettacolo difficile da etichettare, un prologo e tre capitoli, un numero determinato di slide per ogni fase, delle regole ben precise, un rigore matematico dentro cui operano nove performer. Su questo schema fisso e prefissato il grande punto interrogativo di quello che può succedere effettivamente sulla scena, ossia l’imprevedibilità del risultato: per chi calca il palcoscenico, chi sta in regia e soprattutto per chi è semplicemente seduto in platea. In teatro uno spettacolo si completa sempre nella testa dello spettatore, ma qui quest’ultimo concetto è portato al suo compimento più estremo. La risposta del pubblico diventa l’incognita mancante per risolvere un’equazione mai uguale a se stessa, impossibile da fissare e soprattutto in continua evoluzione.

Il discorso potrebbe risultare complicato, ma non lo è. O meglio, lo potrebbe essere, ma solo se si vuole. Stiamo infatti parlando di <age> di CollettivO CineticO, spettacolo approdato al Teatro dell’Aquila di Fermo e che fatto accadere qualcosa di unico, di non scontato: una partecipazione emozionante, vivace, ma soprattutto importante, del pubblico, tra i quali anche tantissimi ragazzi delle scuole superiori della città. <age> mescola tanti registri, utilizza più linguaggi espressivi, si relaziona con il pubblico in maniera diretta, ma allo stesso tempo può innescare in chi guarda infinite possibilità di pensiero, letture, risposte. Ne è indice già lo stesso titolo dello spettacolo: può rimandare all’età dei performer in scena (compresi tra i 16 e i 19 anni di età), ma il segno grafico “<“ può anche essere interpretato come una “C” che trasforma così il titolo Age in “Cage”, omaggio-riferimento al grande compositore americano che ha rivoluzionato il concetto di musica e di ascolto nel ‘900.

Oltre essere vincitore del bando “Ripensando Cage”, <age> sembra aver assorbito la lezione del grande Maestro per riproporla con piglio del tutto personale: CollettivO CineticO, infatti, lavora su dei concetti cari al geniale provocatore, come quello di “rischio” per uno spettacolo “sempre mutevole”, “impossibile da predeterminare” e che si compone e si disfa ogni volta. E chi poteva prender parte a questo gioco rischioso e al contempo estremamente serio? La risposta è in scena, è nei nove adolescenti che compongono l’atlante di possibilità e di categorie umane che è <age>; è nella ricchezza semplice, e al tempo stesso complessa, di cui si fanno portatori i ragazzi stessi, pieni di sfumature, di infiniti cambi di umori ed emozioni.
Egregio il lavoro che hanno fatto Francesca Pennini, che ha curato il concept e la regia, e Angelo Pedroni, assistente alla drammaturgia e alla didattica, vero e proprio deus ex machina in scena: invece di aggiungere segni e significati, hanno eseguito un lavoro di pulizia e di “scarnificazione”, andando a creare degli spazi vuoti carichi di attese sui quali gli spettatori proiettano il proprio immaginario aggiungendovi ricchezza. Come Cage ci spiegava che il mondo era già musica e andava ascoltato in modo personalissimo da ognuno di noi, così CollettivO CineticO ci mostra un atlante di gioventù che va osservato, rispettato, ma soprattutto non giudicato.

Lo spettacolo inizia con la presentazione di quello che viene chiamato “habitat”, prologo semplice e scarno, utile e necessario per entrare nel meccanismo della complessità, che si presenta con il proseguire dei capitoli e dello spettacolo. Come spiega Angelo Pedroni – che abbiamo incontrato successivamente allo spettacolo – «l’habitat è una micro-citazione sulla semplicità estrema, sui tempi dilatati della costruzione scenica; introduce a una lettura drammaturgica che non è narrativa, ma piuttosto a una progressione di informazioni attraverso cui si costruisce un mondo abitato e una popolazione che alla fine diventa una coro unico». C’è, infatti, una intensificazione dei momenti semplici: dal nudo mostrarsi dei ragazzi (capitolo “esemplari”) si passa ai “comportamenti” e, infine, alle “formazioni”, dove la presenza di ogni performer diventa indispensabile per dar vita a delle coreografie mirate e collettive.

Ma ora spostiamo il fuoco dell’attenzione da <age> alla sua fruizione, particolare e deflagrante, perché, se in scena ci sono nove adolescenti e in platea ce ne sono duecento, allora può succedere davvero l’incredibile. Al Teatro dell’Aquila di Fermo quella sera, infatti, a guardare i ragazzi sul palco, c’erano giovanissimi spettatori curiosi di Scuola di Platea, il progetto di AMAT che propone agli studenti delle scuole superiori un percorso guidato che li accompagna nella visione di spettacoli di diverso genere, avvicinandoli così al teatro e formandone una coscienza critica. Fermo è una vera e propria roccaforte della “ricerca”: i ragazzi negli anni hanno visto, solo per fare dei nomi, Teatro Sotterraneo, Babilonia Teatri, Motus e ogni volta ne sono usciti spiazzati ma felici di esserlo, scoprendo che le possibilità di fare teatro sono infinite, come infinito è il modo di stare in scena e le possibilità dello spettatore di reagire. Scuola di Platea, spettacolo dopo spettacolo, anno dopo anno, ha creato e crea veri e propri “spettatori professionisti” che una volta terminata la formazione, ma anche durante il ciclo scolastico, scelgono liberamente di andare a teatro, perché è divertente, stimolante, emozionante, ma anche semplicemente perché è “figo”.

Il progetto – che si articola in tre momenti e prevede una lezione propedeutica alla visione, la visione dello spettacolo e successivamente un incontro tra gli studenti e la compagnia per approfondire l’esperienza vissuta a teatro – anche questa volta ha dato i suoi frutti. Se con la lezione propedeutica su <age> i ragazzi hanno appreso chi è CollettivO CineticO, l’esistenza di John Cage e i principi alla base dello spettacolo che avrebbero visto in scena, a teatro sono arrivati curiosissimi, molto aperti nei confronti di una pièce che non aveva né attori né trama, senza pregiudizi verso un tempo dilatato e un ritmo in crescita, da apprezzare una volta entrati dentro il meccanismo scenico.

La mattina successiva allo spettacolo, all’incontro con CollettivO CineticO, gli studenti hanno tempestato di domande la compagnia: hanno chiesto delucidazioni su alcune scene che non avevano capito o semplicemente hanno fatto apprezzamenti sul loro lavoro. Ne è emersa una curiosità insaziabile e si è potuto anche constatare come <age> abbia innescato misteri nella testa degli spettatori, abbia spinto loro a costruire un’immagine sommaria di ciascun ragazzo in scena e a riversare su quei corpi le loro stesse sensazioni, le azioni potenziali e i comportamenti immaginati. <age> ha aperto a questi ragazzi un mondo, quello dell’ascolto, della consapevolezza di tutta la ricchezza che è in ogni adolescente, semplice e complesso nel suo essere un piccolo mondo. Durante lo spettacolo hanno vissuto in prima persona tutti gli ossimori, cortocircuiti, contraddizioni, contrapposizioni di cui si nutre lo spettacolo, rimanendo con grandi interrogativi su alcuni passaggi, ridendo su altri, riconoscendosi in chi era in scena e provando empatia. Sul palco si poteva leggere la determinazione nei passi, la delicatezza e la tenerezza negli sguardi dei performer, che superano la vergogna di ammettere chi sono, si spogliano di fronte al pubblico di tutte le sovrastrutture che si creano e si mostrano veri, puri: semplicemente esistono in quel dato momento per quello che sono. I ragazzi in platea lo hanno capito comprendendo la fatica, ma anche la grande determinazione che proveniva da quei corpi, e la comunicazione non verbale è esplosa. I giovani performer sono stati applauditi e attesi fuori dal teatro e accolti in piazza come delle rock star.

Per concludere, aggiungiamo una curiosa chicca: prima dell’incontro con la compagnia, la mattina dopo lo spettacolo, la professoressa Piacentini dell’ITCGT Carducci-Galilei ha trovato i ragazzi intenti a replicare un momento di <age>!

Carlotta Tringali


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